Startup: trasformare un sogno in realtà è un viaggio

Scalatore su una cima

Non curarti di ciò che è impossibile e costruisci nuove soluzioni (Have a healthy disregard for the impossible and actually build new solutions), disse Larry Page. 

Alla fine degli anni ’90 Page propose le sue idee e il suo prodotto a molti imprenditori. Nessuno di loro lo prese sul serio. 

Cosa sarebbe successo se non avesse creduto nell’impossibile, se si fosse lasciato abbattere dal rifiuto di chi non aveva compreso le sue idee rivoluzionarie e la sua vision? Come sarebbe il mondo di Internet ora, se non avesse deciso di fondare poi la sua azienda – Google – nel 1998 con il suo compagno di dottorato a Stanford, Sergey Brin?

Jay Abraham, uno dei più grandi esperti e consulenti al mondo per il marketing strategico,  ricorda che una start-up non è la versione ridotta di una grande impresa ma una organizzazione temporanea in crescita, che è alla ricerca di un modello di business sostenibile.

Per farlo, c’è bisogno di intraprendere un viaggio, nel quale l’ELABORAZIONE DEL BUSINESS PLAN E’ SOLO UNO degli elementi necessari per trovare il giusto sentiero.

Cosa occorre, prima di ogni altra cosa?

La mentalità giusta.

Se non ce l’hai non ti servirà a molto il business plan.

Dall’esperienza con 42accelerator, a Irene Cassarino, fondatrice di thedoers.co, ha raggiunto la consapevolezza che molta spinta imprenditoriale arriva “da un desiderio di emancipazione/fuga da un quadro di impiego – qui in Italia – non meritocratico, geriatrico, che non premia la progettualità individuale, demotivante”.
Ma se la spinta è quella, se non c’è una forte motivazione, “siamo sicuri che il nostro ecosistema startup offra una soluzione?” Eppure, nel suo articolo su talkonprogress.com afferma: “Credo che nelle mani dei nuovi imprenditori ci sia la forza e l’energia per cambiare il mondo”.

Avere il coraggio e la forza di partire, osare, riuscire a portare avanti idee e i progetti in modo efficace è innanzitutto una questione di atteggiamento, mentalità.

Carol Dweck, una delle principali ricercatrici al mondo nel campo della motivazione, docente di Psicologia all’Università di Stanford, lo definisce MINDSET e distingue tra due diversi tipi di mindset, statico e dinamico.  Come riconoscerli? Ne parlo in questo articolo.

La bella notizia:  comunque sia, è possibile cambiare il proprio MINDSET in ogni momento della tua vita.

Come? Con pratiche e strategie efficaci.

Il primo passo è però sviluppare la capacità di OSSERVARE quello che abbiamo intorno senza preconcetti, quasi in modo “naif”, come se fossimo un extraterrestre in visita sulla terra.

Farlo porta a essere CONSAPEVOLE dell’importanza del MINDSET, che significa renderti conto di quanto l’atteggiamento influisca sugli ambienti nei quali ti muovi.

 

Un esercizio utile per sviluppare l’osservazione e la CONSAPEVOLEZZA.

Scegli un ambiente nel quale vuoi portare avanti idee e progetti.

Immagina di entrare in quell’ambiente per la prima volta e di osservarlo, come se lo facessi dall’esterno, come se tu non fossi coinvolto.

Rifletti: che approccio hai in quell’ambiente?

Hai il giusto approccio, l’atteggiamento mentale adatto in quell’ambiente? Soprattutto, cosa significa per te avere il giusto approccio?

Pensi che il tuo atteggiamento influisca  su quello che avviene ? In che modo?

Ti capita, ogni tanto di fare qualcosa che esca un po’ dagli schemi, qualcosa di non convenzionale?

Soltanto pensarci ti fa notare dettagli e vedere le cose in modo già diverso.

 

Il passo successivo sarà passare all’AZIONE.

Cosa ne pensi?  Hai incontrato – o hai vicino a te –  esempi di  persone con un MINDSET che ha consentito loro di fare la differenza, nel portare avanti le loro idee, progetti, le loro start-up?

Racconmi la tua o la loro storia!
Lascia la tua storia o il tuo commento sulla mia pagina o contattami.

 

E tu che mindset hai?

Verificalo subito con il Test che ho preparato per te.

E ricorda:

“Se non stai facendo cose folli,  allora stai facendo le cose sbagliate.”
(Larry Page)

 

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